Pipistrelli intorno a noi: è il loro futuro a dipendere da noi e non viceversa !

Da molti anni studio i pipistrelli e sono attivo per promuovere attività di conservazione e campagne di sensibilizzazione in loro favore, per ridurre le tante credenze e azioni negative nei loro confronti. I pipistrelli, tutti protetti, sono infatti un gruppo faunistico vulnerabile e minacciato, in particolare dalla manomissione dei loro spazi vitali e dei luoghi di riproduzione. In Italia sono note ben 35 specie, quasi tutte inserite negli All. II e IV della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”, attuata in via regolamentare con il D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357, integrato e modificato dal D.P.R. 12.3.2003 n. 120 (Rondinini et al., 2013; GIRC, 2007). Pertanto il nostro Paese ha un ruolo determinante nella tutela dei Chirotteri – questo è il nome scientifico dell’Ordine dei Mammiferi del quale i pipistrelli fanno parte – una tutela che passa attraverso la conoscenza, la definizione di linee guida sulle misure da adottare e una divulgazione il più possibile capillare.

Per proteggere i pipistrelli è indispensabile conoscerne al meglio le abitudini, in particolare gli ambienti che frequentano e i motivi, spesso segreti, che li spingono a farlo. Nel caso di molte delle specie che frequentano gli ambienti antropici, l’indagine risulta particolarmente ardua. A seconda delle stagioni e delle fasi biologiche (periodi degli accoppiamenti, riproduzione, ricerca delle prede, riposo temporaneo, letargo invernale) essi frequentano – e a volte addirittura nell’arco della stessa giornata – luoghi collocati, a volte, parecchi chilometri gli uni dagli altri. Oggi opportune strumentazioni e metodologie, hanno ridotto alcune delle lacune e abbiamo buone conoscenze sui siti preferiti dalle loro colonie svernanti e su quelli, molto più rari e localizzati, dove si riproducono. Nelle foto che seguono una colonia di rinolofi maggiori in un vecchio rustico (provincia di Viterbo, 08.2008).

Molto c’è invece ancora da fare per avere un quadro definitivo delle specie presenti in Italia (sono trascorsi pochi mesi dalla distinzione in Europa di una nuova specie, Myotis crypticus, che era rimasto fino ad oggi confuso con Myotis nattereri, Juste et al., 2018). E ancora di più per avere per tutti un quadro più verosimile possibile della situazione demografica e sui trend delle loro popolazioni. Un importante passo per dare una svolta alle attività per la conservazione e la gestione delle 27 specie oggi note per la Lombardia, è il Piano d’Azione per i Chirotteri in Lombardia, prodotto nell’ambito del progetto Life IP Gestire 2020 (Spada et al., 2018).

È comunque essenziale raccogliere informazioni sulla distribuzione e l’ecologia delle specie e integrarle in un concetto volto a preservare gli individui, le popolazioni e gli ambienti da loro utilizzati, anche se ricadono nelle nostre abitazioni. I pipistrelli, infatti, sono fedeli inquilini di vecchie abitazioni, in particolare di soffitti e sottotetti, dove conducono la loro vita riservata e discreta. In estate numerose colonie scelgono proprio questi luoghi per partorire e allevare i propri piccoli. Sappiamo che queste colonie restano fedeli agli stessi rifugi per anni e per questo essi vanno rispettati e la loro conservazione è prioritaria. Certo la manutenzione e il restauro dei vecchi edifici sono indispensabili per conservare il patrimonio costruito e garantirne sicurezza e razionalità energetica, ma i lavori non devono alterare o eliminare i rifugi dei pipistrelli. La chiusura di fessure, la posa di reti contro i piccioni e il trattamento delle travi con sostanze tossiche, soprattutto se eseguiti nel periodo sbagliato, possono essere fatali per intere colonie. E per questo è prevista la denuncia ai sensi della Direttiva 2004/35/CE “sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale”, attuata con il Decreto Legislativo 3.4.2006 n. 152/IV.

Nella maggior parte dei casi i problemi di convivenza tra persone e pipistrelli sono facilmente risolvibili, ma necessitano il coinvolgimento di esperti chirotterologi, sia per la progettazione delle alternative tecniche e metodologiche, sia per una continuativa assistenza scientifica durante lo svolgimento dei lavori. Bastano pochi accorgimenti, affatto costosi e per niente impegnativi: come l’esecuzione dei lavori nei mesi successivi all’abbandono del sito (terminata la riproduzione e involati tutti i piccoli); o come la scelta di sostanze impregnanti i legnami, di materiali di copertura e di coibentazione, di collanti e leganti, adeguati e non tossici; o come il mantenimento di alcune aperture per l’ingresso e l’involo senza rischi; o come il dosaggio dell’illuminazione esterna per mantenere il livello corretto di oscuramento del rifugio.

Tutto questo è stato da tempo efficacemente regolamentato e supportato con linee guida e manuali tecnico-informativi; tra tutti ricordiamo le “Linee guida per la conservazione dei Chirotteri nelle costruzioni antropiche e la risoluzione degli aspetti conflittuali connessi” del Ministero dell’Ambiente (Agnelli et al., 2008 / http://www.isprambiente.gov.it/contentfiles/00006700/6769-28-qcn-linee-guida-chirotteri.pdf).

Certo, oggi, come si coniuga questa necessità, obbligo, dovere verso la salvaguardia di questi mammiferi volanti con la pandemia in corso di SARS-CoV-2 ?

I pipistrelli sono stati infatti indicati come origine di questo betacoronavirus e quindi alla base della pandemia Covid-19 che sta colpendo tutto il mondo e, direttamente o indirettamente, provocando la morte di tantissime persone. Molti specialisti, e soprattutto tanti virologi, stanno chiarendo i tanti aspetti della possibile relazione tra la presenza di Chirotteri e il rischio di trasmissione di questo virus e, al momento, nessuno lo ha effettivamente isolato nei pipistrelli. Studi recenti hanno potuto effettivamente evidenziare una forte similitudine (96%) tra il genoma del SARS-CoV-2 e quello di coronavirus SARS-like presenti in pipistrelli rinolofidi cinesi. In effetti i pipistrelli sono reservoir, cioè posseggono in modo originario una grande varietà di virus emergenti, inclusi i coronavirus dei mammiferi (CoV).  L’origine quindi del nuovo terribile virus anche se riconducibile ai pipistrelli, o ad uno spillover attraverso un’altra specie selvatica o domestica, è assolutamente legata al consumo di questi mammiferi, e di svariatissimi tipi di fauna, nell’ambito di tradizioni (come quelle in Cina) o di necessità (come il “bush meat” in Africa) o di inconcepibili smanie culinarie (nei paesi asiatici, ma spesso anche nell’opulento Occidente del mondo), e alle degenerazioni sanitarie provocate dalla promiscuità, dallo stress detentivo e dalla macellazione senza alcun igiene.

La pandemia in corso è quindi strettamente correlato al traffico legale o, più diffusamente illegale, e al relativo consumo alimentare di fauna selvatica, sia nel Sud-Est Asiatico che in altre vaste regioni del mondo (ricordiamo il bracconaggio diffuso in Lombardia per il consumo di piccoli uccelli nei “tradizionali” ed altrettanto illegali spiedi). Nessun virus Co-V potenzialmente dannoso per l’uomo è stato isolato in Italia o in Europa e pertanto la vicinanza con i pipistrelli, come quella che si realizza  quando singoli individui, gruppi riproduttivi o svernanti, intere colonie di questi mammiferi, si trattengono in rifugi presso le nostre abitazioni,  non pone rischi di trasmissione di SARS-CoV-2.

Proprio sulla loro presenza, invece, dobbiamo contare per il grande contributo che i pipistrelli danno al controllo di insetti molesti o potenzialmente nocivi alla salute umana o coinvolti in infestazioni pericolose per coltivi e boschi.

E vedendoli in volo, al crepuscolo o intorno ad un lampione proviamo ad immedesimarci nel grande Leonardo da Vinci che proprio partendo dallo studio scientifico dell’anatomia dell’ala di un pipistrello e dal suo volo immaginò la prima macchina per permettere all’uomo di volare. Da allora, e fino al primo aereo che spiccò effettivamente il volo, nel 1890, ogni  tentativo prese ad esempio proprio questi mammiferi (nelle foto sotto, a sinistra il disegno di Leonardo da Vinci -conservato al British Museum a Londra, che ritrae una possibile macchina per il volo battente, ripresa dall’anatomia di un pipistrello).

Ed è un pensiero altrettanto positivo quello descritto da Brigitte Egger (2006) spiegando il retroscena culturale di una diffusa credenza in Europa e cioè quella che “i pipistrelli s’impigliano così fortemente nei capelli da provocarne la perdita e che essi causano pure la calvizie o trasmettono la tigna”.  Per Egger “nell’antica tradizione popolare proprio unguenti a base di pipistrelli venivano proposti per problemi dei capelli e della pelle. I capelli simboleggiano la vitalità personale e i propri pensieri che risultano tanto più ordinati quanto più i capelli sono pettinati. I pipistrelli che vi si impigliano possono quindi rappresentare pensieri autonomi, intrighi o dubbi conflittuali con il nostro abituale modo di vedere col quale si imbrigliano fino a farci perdere la testa, in quanto sono poco consapevoli. Vi è un solo rimedio: osservare attentamente queste bestiole ancora indefinite, discernerle, giudicarle eticamente e agire di conseguenza. In tal modo si traccia un percorso autenticamente individuale, manifestamente necessario in Europa” e, aggiungo io, per la sopravvivenza nostra, dei pipistrelli e di tutta la biodiversità.

Bibliografia di riferimento

Chirichella R., Mattiroli S., Nodari M., Preatoni D.G., Tosi G., Martinoli A., 2003. I Chirotteri in ambiente urbano tra conflittualità e convivenza. In Workshop “Ecosistemi urbani – Ecologia e gestione della fauna in città’. Società Italiana di Scienza Naturali – Centro Studi Faunistica dei Vertebrati.

Egger B., 2006. Pipistrelli nello specchio della cultura. Boll. Pro Natura Ticino, n. 8:3-5.

GIRC, 2007. Lista Rossa dei Chirotteri Italiani. www.pipistrelli.net

Juste J., Ruedi M., Puechmaille S., Ibáñez C., Salicini I., 2018. Two New Cryptic Bat Species within the Myotis nattereri Species Complex (Vespertilionidae, Chiroptera) from the Western Palaearctic, in Acta Chiropterologica, vol. 20, nº 2, 2018, pp. 285-300.

Agnelli P., Russo D., Martinoli M. (Ed.), 2008. Linee guida per la conservazione dei Chirotteri nelle costruzioni antropiche e la risoluzione degli aspetti conflittuali connessi. Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Gruppo Italiano Ricerca Chirotteri e Università degli Studi dell’Insubria. Pp. 214.

Rondinini C., Battistoni, A., Peronace, V., Teofili, C. (Ed.), 2013. Lista Rossa IUCN dei Vertebrati Italiani. Comitato Italiano IUCN e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Roma.

Spada M., Mazzaracca S., Molinari A. & Bologna S., 2018. Azione 13: Piano d’Azione per i Chirotteri in Lombardia e progettazione di misure e interventi di Conservazione. LIFE IP Gestire 2020. Nature Integrated Management to 2020, pp. 359