il canto dei rapaci notturni

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In attesa del nostro evento “PRIMO BLITZ Bioacustico Notturno” è utile approfondire le proprie conoscenze sulle specie di fauna target delle registrazioni che andremo a fare nelle notti del 2 e 3 maggio prossimi. E non potevamo non cominciare con i rapaci notturni, che molto probabilmente saranno il soggetto più frequente e privilegiato di quelle osservazioni. Ecco quindi un utilissimo documento sul canto dei rapaci notturni scritto dall’esperto Marco Mastrorilli, che sul suo sito web (www.mastrorilli.it), nella sezione download ha inserito gli esempi di tutti e dieci le specie italiane di rapaci notturni italiani e molto materiale informativo e libri che li riguardano (foto di apertura di Paolo Crescia).

Da millenni il canto dei rapaci notturni suggestiona l’uomo, evocando talvolta sensazioni negative e sviluppando tradizioni, che hanno indotto secoli di persecuzione e maldicenze. Non dobbiamo nemmeno dimenticare, che siamo così abituati ad ascoltare i canti degli uccelli diurni e notturni che, attraversare un ambiente naturale senza udire dei vocalizzi dei
nostri amici alati, sarebbe come guardare un paesaggio al tramonto in bianco e nero. Quella che a noi sembra la colonna sonora di un ambiente, è uno straordinario e complesso meccanismo di comunicazione. I canti sono autentici segnali acustici, forse anche per questo meritano attenti approfondimenti. Se sfogliamo le guide ornitologiche, pubblicate in tutto il mondo, spesso viene trascritto il suono emesso da ogni singola specie ornitica, ma solo il file audio o una registrazione acustica, possono aiutarci a capire la variabilità del suono. I ricercatori negli ultimi vent’anni, hanno iniziato a sviluppare approfondite ricerche, agevolati da moderne tecnologie e dalla possibilità di analizzare i canti degli Strigiformi,
registrati precedentemente sul campo, grazie all’uso di sonogrammi.
L’uso di questa tipologia di analisi ha cambiato il mondo della ricerca etologica, grazie alla bioacustica, che è divenuta fondamentale anche per le indagini sull’etologia dei rapaci notturni. Non dimentichiamo che il canto dei rapaci notturni, come per gli uccelli in genere, è emesso per assolvere svariate funzioni etologiche alle quali gli ornitologi attribuiscono differenti valenze comportamentali. Ad esempio, il canto territoriale è diverso da quello d’allarme, così come quello emesso dai giovani è differente dal verso degli adulti. Intanto cerchiamo di capire come viene prodotto il canto da parte degli uccelli, perché c’è qualcosa di diverso rispetto alla voce del genere umano.

L’organo predisposto ad emettere i suoni non è localizzato nella laringe come nel corpo
umano, ma è posto più in basso, si trova in prossimità della trachea, dove quest’ultima, si
biforca nei due bronchi che arrivano poi nei lobi polmonari. Questa curiosa biforcazione prende il nome di siringe, dal greco σῦριγξ = tubo, canale. L’aria introdotta dal volatile produce al suo passaggio in questo organo, alcune vibrazioni che possono trasformarsi anche in complesse e diverse vocalizzazioni. La siringe è costituita da cartilagini disposte a forma di anello, che generano tra le pieghe alcuni rivestimenti denominati “membrane timpaniformi”, dalle quali si modulano i suoni prodotti.
Le vocalizzazioni dei rapaci notturni europei, che gli inglesi chiamano “hoot”, sono
abbastanza differenti tra loro e sono rari i casi di potenziale confusione, come ad esempio,
accade con la vocalizzazione della civetta e della femmina di allocco.
Ecco a seguire il dettaglio dei periodi e della vocazionalità per le specie di rapaci notturni italiani (testi estratti dal libro “Sulle tracce dei gufi” di Marco Mastrorilli, 4^ edizione, Ed. Noctua Book www.noctuabook.com).

Barbagianni Il barbagianni ha una potenza vocale ridotta rispetto a molte
specie in virtù della tipologia del suo canto, molto strozzato e udibile solo a
poche decine di metri di distanza. Questo implica una teorica minor predisposizione della specie. Solo nelle aree, dove le densità di coppie
territoriali di barbagianni, risultano abbondanti si evidenzia una maggior aggressività vocale. In questi scenari con buone popolazioni, la territorialità si evidenzia maggiormente (la foto 01, di un barbagianni al nido, è di Carmelo Milluzzo).

Allocco E’ una specie molto aggressiva a livello vocale, forse la più bella da ascoltare e ricercare, specialmente per le uscite divulgative, poiché gli animali mostrano minor timore anche davanti a gruppi di visitatori numerosi. In virtù di una riproduzione precoce è preferibile compiere le indagini tra ottobre e aprile. Si osserva un declino nelle risposte tra maggio e luglio con una ripresa a fine estate. Nei momenti di minor intensità di
canto degli adulti, si possono udire con frequenza i vocalizzi dei giovani (la foto 02 è di Luca Salvioli).

Assiolo E’ uno degli Strigidi più vociferi, più facili da contattare e dal
miglior rendimento. Il suo periodo di canto è limitato da marzo fino a
luglio, poi si assiste, progressivamente, ad un calo nelle risposte. L’assiolo
è una specie che canta molto anche di giorno, non è da escludere che
possa rispondere anche nelle ore diurne a qualche richiamo, anche se
certamente con minor intensità (la foto 03 è di Marco Mastrorilli).

Civetta La civetta è una specie tra le più aggressive a livello vocale e risponde praticamente tutto l’anno, anche se il picco di risposte si registra tra febbraio e aprile e tra settembre e ottobre, quando ci sono molti giovani che cercano nuovi territori. Tuttavia, rispetto ad altre specie (assiolo e allocco) le sue risposte sono sovente meno aggressive e limitate a poche emissioni vocali. In questa specie, la variabilità individuale è notevole e infatti alcuni individui, al contrario della norma, risultano aggressivi, indomiti e molto vociferi (la foto 04 è di Giuliano Zappi).

Civetta capogrosso E’ un predatore molto territoriale e la sua attività
vocale è costante durante l’anno da parte del maschio, mentre nella
femmina è limitata al periodo pre-nuziale. Le vocalizzazioni hanno
picchi tra febbraio e giugno, con i primi canti che vengono emessi
ancor prima che il sole sia tramontato (la foto 05 è di Bruno Boz).

Civetta nana Lo studio delle attività vocali della civetta nana è poco approfondito in Italia, poiché correlato ad una evidente difficoltà di
censimento e contatto. Le vocalizzazioni di questo piccolo Strigide, si
concentrano in fasce orarie diurne e apparentemente limitate.
Al mattino presto o verso il crepuscolo le civette nane cantano di più,
mentre di notte, probabilmente per il rischio di essere uccise da altri
Strigiformi, diventano assolutamente silenziose. Alcuni censimenti in
Piemonte, effettuati tra ottobre e marzo, hanno ottenuto ottimi
risultati, con picchi di risposta tra le 10.00 e le 12.00 (la foto 06 è di Gianluca Damiani).

Gufo reale E’ il più grande rapace notturno al mondo, è una specie molto attiva a livello vocale, tuttavia il suo rendimento al playback è stato ampiamente dibattuto e seppur considerando la sua attitudine a rispondere ai richiami, denota un basso rendimento. Queste risultanze sono correlate al fatto che il gufo reale, che è un super predatore, si muove in territori molto estesi, difendendo talvolta anche 3 o 4 vallate e talvolta decine di kmq di territorio. La grande estensione dei suoi territori di caccia, implica il rischio che i nostri spot non consentano di raggiungere nel momento
dell’emissione il luogo dove si trova il gufo reale, con la sensazione della sua assenza dal territorio stesso (la foto 10 è di Paul Raps).

Allocco degli Urali E’ uno degli Strigiformi che sviluppa la maggior
aggressività vocale, purtroppo in Italia è la specie più rara e localizzata, pertanto la sua ricerca va limitata al massimo e il playback usato solo per motivi scientifici. Il maschio emette vocalizzi molto potenti, che si possono udire da centinaia di metri fino a qualche chilometro di distanza (la foto 07 è di Marco Mastrorilli).

Gufo comune Il gufo comune è una specie molto elusiva e dalle modeste attività vocali. Canta prima dell’accoppiamento, ma la sua abitudine a rispondere al playback è molto dibattuta. In Spagna, due team di
ornitologi baschi e catalani hanno rilevato una predisposizione alla risposta al playback da parte di questo Strigide, seppur con intensità e percentuali minori rispetto alle specie più aggressive (la foto 08 è di Riccardo Trevisani).

Gufo di palude E’ una specie totalmente inadatta alle attività di playback.
Canta in particolare nel periodo riproduttivo (la foto 09 è di Marco Mastrorilli).

Per contattare Marco Mastrorilli scrivete a gufotube@gmail.com, mentre sul canale Youtube GUFOTUBE trovate molti video dedicati ai canti dei rapaci notturni e un intervista a Ivano Pelicella di Dodotronic che spiega come funziona e come registrare i canti di questi uccelli con un microfono parabolico.