Progetto CHIROTTERI Brescia

La riduzione, frammentazione e trasformazione degli habitat naturali sono tra le principali minacce alla biodiversità globale e gli esempi più estremi di questi processi negativi riguardano gli ambiti urbani. In queste aree, infatti, gli habitat naturali o seminaturali sono stati ridotti a piccole patches distribuite in una matrice fortemente antropizzata. In generale con l’aumento dell’urbanizzazione si ha una riduzione della ricchezza in specie faunistiche di un territorio, anche se spesso si aggiungono con introduzione diretta o passiva specie invasive e alloctone. Certo i vertebrati volatori, come gli Uccelli ed i Chirotteri, risultano meno colpiti dall’urbanizzazione in quanto in grado di spostarsi tra le patches di cui sopra o verso gli habitat esterni non ancora compromessi. E’ dimostrato che le comunità ornitiche tendono a ridursi in ricchezza e diversità nelle aree più antropizzate, ma a mantenere una certa ricchezza in specie nelle grandi aree verdi urbane. Molto meno conosciuti sono i rapporti con l’ambiente urbano delle popolazioni di Chirotteri. Molti studi hanno evidenziato che  per questi mammiferi la ricchezza in specie è correlata alla vastità dell’area di studio e se questa comprende o meno gli ambienti che circondano l’ambito cittadino.  Su scala locale i risultati dipendono  dalla presenza più o meno diffusa all’interno dell’abitato di zone boscate, di raccolte d’acqua, di illuminazione stradale, ecc. Proprio le specie di Chirotteri attratte dai cluster di insetti richiamati dalle luci bianche delle lampade cittadine sono le più comuni e prevalenti, mentre altre specie sembrano rifuggire gli ambienti urbani o almeno frequentarli eccezionalmente. Questo a prescindere dalla disponibilità di rifugi e dalla percentuale di aree adatte per il foraggiamento rispetto al resto della superficie urbana. Certo grandi parchi urbani, con ampie raccolte d’acqua ed estesi margini ecotonali tra le zone a prato e le zone boscate, possono richiamare molte più specie di una grande piazza con alberature, spazi verdi ed illuminazione adatta. Gli studi quantitativi sulla selezione degli habitat urbani sono fondamentali per programmare le attività di conservazione delle specie più minacciate.

La Chirotterofauna bresciana è quasi completamente sconosciuta e le aree dove questi mammiferi sono stati studiati e monitorati risultano quasi esclusivamente i siti di importanza comunitaria e alcune aree protette: il Monumento Naturale Regionale e Z.S.C. IT2070018 “Altopiano di Cariadeghe”, il Parco regionale dell’Adamello, il Parco regionale dell’Alto Garda Bresciano; le Z.S.C. IT2070011 “La Gioia”, IT2070015 “Monte Cas”, IT2070019 “Funtanì” e IT2070022 “Corno della Marogna”  (Chirichella et al., 2003; Nodari, 2004; Spada, 2008, 2010, 2013).

L’assenza di informazioni su questo vasto gruppo di mammiferi è notevole nel resto della provincia, dove si hanno soltanto segnalazioni puntuali riguardanti individui giovani e adulti ritrovati in difficoltà ed avviati negli ultimi anni al Centro Recupero Animali Selvatici CRAS WWF di Valpredina (BG).

L’opportunità per gli autori di condurre ricerche mirate sui Chirotteri, prevalentemente con rilevamenti bioacustici,  nel territorio comunale di Brescia a partire dal 2014, ha permesso di colmare il deficit di conoscenze almeno per alcune delle aree urbane, fornendo dati preliminari sui popolamenti di Chirotteri inurbati utili a indicare le criticità per la loro salvaguardia. I primi risultati sono stati pubblicati sulla Rivista Natura Bresciana:

http://www.comune.brescia.it/servizi/arteculturaeturismo/museoscienze/Documents/2019_42_25-34_Ferri_Soccini.pdf

Le specie di Chirotteri segnalate a Brescia